25/06/2025Cosa succede al cervello quando usiamo ChatGPT?

Qualche giorno fa è uscita una ricerca dell’MIT super interessante e volevo parlartene.

Il titolo è: “Your Brain on ChatGPT: Accumulation of Cognitive Debt when Using an AI Assistant for Essay Writing Task”.

Forse hai già letto qualcosa, perché nei giorni scorsi ha fatto discutere molto.

Ho letto diversi titoli di articoli relativi allo studio. 📚

Devo dire, però, che non li condivido molto perché tendono a creare allarmismi inutili.

Ti porto qualche esempio 👇

📌 “ChatGPT fa male al cervello”

 📌 “ChatGPT fa diventare più stupidi”

Proprio per questo, volevo fare un po’ di chiarezza dandoti anche il mio punto di vista.

Facciamo un passo indietro e vediamo nel dettaglio che cos’ha fatto il team di ricercatori. 🙌

In pratica, il team ha studiato come l’AI generativa influenza il modo in cui pensiamo quando scriviamo. ✍️

Ed è partito dalla domanda:

Cosa accade alla nostra mente quando deleghiamo lo sforzo cognitivo (la fatica del pensare) a un assistente AI?

Per rispondere, il team ha coinvolto 54 studenti universitari, suddivisi in tre gruppi.

1️⃣ Gruppo LLM: questo gruppo poteva utilizzare ChatGPT per fare il task

2️⃣ Gruppo Search Engine: poteva utilizzare Google Search e cercare online, ma senza usare l'AI

3️⃣ Gruppo Brain Only: non poteva usare nulla, lavorava senza strumenti AI e senza Internet

Ogni gruppo ha partecipato a 4 sessioni, in cui doveva scrivere brevi saggi (su temi come la felicità, la lealtà o il coraggio).

La quarta sessione ha un ruolo importante. 👀

Qui, infatti, alcuni partecipanti passavano al gruppo opposto: chi aveva usato ChatGPT doveva scrivere senza, e viceversa.

In questo modo, i ricercatori hanno potuto vedere cosa succede nel tempo e se è facile (o difficile) tornare a scrivere come prima.

Per intenderci 👉 Dopo aver usato ChatGPT per scrivere, sei ancora capace di scrivere da solo, senza usarlo? O il tuo modo di scrivere è cambiato?

Per capire cosa succedeva durante la scrittura, i ricercatori registravano l’attività cerebrale con EEG (esame che registra l'attività elettrica del cervello).

E sono state effettuate valutazioni incrociate da parte di professori umani, un’AI usata come “giudice” e interviste post-scrittura ai partecipanti.

Vediamo ora i risultati 👇

1️⃣ L’AI “spegne” (un po’) il cervello

Usare l’AI ha ridotto l’attività del cervello nelle aree legate alla pianificazione, alla memoria e al controllo dei pensieri.

In pratica: meno fatica mentale, sì, ma anche meno coinvolgimento cognitivo.

Il cervello sembra “rilassarsi” e lasciare fare il lavoro all’assistente.

Chi invece scriveva da solo mostrava un’attività cerebrale più intensa e diceva di aver fatto più fatica a livello mentale.

2️⃣ Chi usava l’AI ricordava meno

Chi aveva scritto con l’AI ricordava molto meno quello che aveva appena scritto.

Nel 80% dei casi, non riusciva nemmeno a ripetere correttamente una frase del proprio testo dopo pochi minuti.

Chi invece aveva scritto senza AI ricordava quasi tutto.

3️⃣ I testi suonano “finti”

I professori hanno trovato i testi scritti con l’AI più uniformi e corretti, ma anche freddi, impersonali e poco originali.

4️⃣ Usare troppo l’AI porta a perdere la capacità di pensare in modo autonomo

Nella quarta parte dell’esperimento, chi passava dall’uso di ChatGPT alla scrittura “a mano” mostrava meno attività cerebrale e faceva più fatica.

Inoltre, tendeva a usare, senza accorgersene, le stesse frasi e strutture linguistiche che aveva visto nei testi generati dall’AI.

Da qui nasce il concetto di “debito cognitivo”: cioè l’idea che, se usiamo troppo l’AI, rischiamo di perdere nel tempo la capacità di pensare e scrivere in modo autonomo.

Arriviamo al punto.

In sintesi, dallo studio emerge che scrivere con l’AI può indebolire pensiero critico e creatività, come se il cervello si “impigrisse” col tempo.

Sicuramente lo studio apre questioni importanti.

Ma ha anche diversi limiti 👇

Un campione ristretto e geograficamente concentrato

Lo studio ha utilizzato un solo modello AI (GPT-4o), senza un confronto tra LLM

L’esperimento è breve e focalizzato solo sulla scrittura

Non è stata considerata nessuna separazione tra fasi di scrittura

Lo studio, infatti, non dice nulla sull'impatto generale, ma fornisce dati solo su questo specifico contesto e su questa specifica prova sperimentale.

Se ci pensi, i risultati non sono nemmeno così inaspettati.

Sono considerazioni già emerse in passato.

Anche se è importante che vengano riconosciute utilizzando dati empirici.

Ma è presto per trarre conclusioni sugli effetti a lungo termine, che potremmo osservare solo fra decenni.

Un po’ com’è stato con altre tecnologie in passato. 📲

Stiamo ancora cercando di capire l'impatto cognitivo di lungo termine dell'uso di Internet e dei social network sulle attuali generazioni.

Insomma, per concludere…

Usare l’AI per pensare è davvero un male?

O è solo una forma di aiuto, simile a quella che già usiamo quando cerchiamo qualcosa su Google?

Quando usiamo ChatGPT, il cervello si attiva meno.

Quindi questo significa che diventiamo più stupidi? O semplicemente che stiamo usando meglio le nostre energie?

Diciamo che non abbiamo ancora le “risposte finali”.

I risultati di questa ricerca sono sicuramente un ottimo punto di partenza per discuterne meglio.

Il punto centrale è chiaro 👉 ChatGPT ci rende le cose più facili, ma usarlo troppo spesso ha un costo.

Il vero rischio, anche secondo i ricercatori, non è usare l’AI.

Il rischio è di non renderci conto di come ci cambia.

Se ci abituiamo troppo presto a “pensare con ChatGPT”, potremmo perdere il senso dello sforzo, della memoria e del modo in cui impariamo.

Per questo, la formazione diventa fondamentale.

È importante imparare come usare l’AI per pensare meglio.

Studi come questo sono stra importanti, perché ci aiutano a capire davvero come cambia il nostro modo di pensare quando lavoriamo con strumenti come ChatGPT.

Siamo solo all’inizio di questa nuova tecnologia (ChatGPT è uscito a fine 2022 se ci pensi).

La sfida più importante è imparare a usare l’AI nel modo giusto, per potenziare la mente.

E questi studi sono fondamentali per capire come farlo.


Giacomo Ciarlini - Head of Content & Education - Datapizza

Alexandru Cublesan - Media Manager & Creator - Datapizza